Il monte Orfano e il suo castello

Il monte Orfano (554 m), che dà il nome al paese, è così chiamato perché si innalza isolato dalla catena montuosa prealpina alle sue spalle. Secondo la leggenda, il piccolo monte si sarebbe sentito così triste e abbandonato da piangere calde lacrime, talmente abbondanti che avrebbero formato un piccolo lago (il lago di Montorfano) ai suoi piedi. Nel bacino d’acqua, l’infelice altura, specchiandosi, poteva vedere un altro monte simile a sé e sentirsi finalmente meno sola. Fino alla metà del secolo scorso le sue pendici sono state intensamente sfruttate per le coltivazioni (orti, vigneti) attraverso l’antica tecnica dei terrazzamenti con muretti a secco, oltre che per la cavatura della breccia calcarea da cui è costituito, usata come pietra da costruzione, per produrre calce o per realizzare macine da mulino.
Sul monte, tra la vegetazione, si possono ancora vedere i resti di un complesso fortificato medioevale, oggetto di alcune campagne di scavo negli anni Settanta dello scorso secolo.

La visita al castello
Superato il primo fossato, si incontra il recinto esterno della fortificazione, oggi solo parzialmente visibile, costituito da una muraglia che culmina in un massiccio torrione a lato del sentiero. Proseguendo, si può vedere un secondo vallo, dominato da un’imponente cortina difensiva (il recinto interno) alla quale si accede attraverso i resti di una porta carraia e pedonale. A tale cortina difensiva si addossava verso l’esterno una torre e verso l’interno una serie di ambienti, il più interessante dei quali – adiacente all’ingresso – è una sala quadrangolare che conserva le imposte angolari di una copertura a volta in laterizi.

Sulla cima del monte spiccano i resti di una torretta circolare con una struttura poligonale antistante di cui rimangono i pilastri. Questa costruzione è di fattura ottocentesca e dunque non riferibile al complesso fortificato medioevale, ma è stata realizzata sui resti di una struttura più antica in blocchi di pietra regolari compenetrati a lastroni di roccia in posto, interpretata come la base a scarpa di un torrione quadrangolare, probabilmente il mastio del castello.

Sul pendio meridionale del monte si possono notare i resti di tre muraglie a secco: quella superiore inizia più o meno in corrispondenza della torre della prima cortina difensiva ed è meglio conservata delle altre due; tutte e tre convergono verso il vallo orientale della rocca, oltre il vasto pianoro erboso, in corrispondenza del quale sono visibili altri allineamenti di pietre che fanno presumere la presenza di ulteriori ambienti. Da questo pianoro si gode una splendida vista sul lago e, nei giorni limpidi, fino a Milano.

L’architetto Mario Di Salvo (Primi rilievi sul castello di Montorfano, 1974) che coordinò gli scavi degli anni Settanta dello scorso secolo, affermava nella sua relazione che le strutture messe in luce «possono ritenersi comprese tra un periodo altomedioevale e l’epoca prerinascimentale» (XII-inizio XIV secolo»), ad eccezione della costruzione sommitale.

«Comunque vi sono seri indizi – continuava Di Salvo – che tali strutture proseguano oltre, ad indicare un complesso di primario rilievo per la qualità dei reperti e per la sua ampiezza dimensionale che lo fa probabilmente considerare di importanza primaria rispetto alle stesse e pure imponenti strutture del Baradello».

Un po’ di storia
Non si sa nulla di certo attorno alle sue origini. Si può ritenere che una qualche struttura sul monte Orfano facesse parte di un sistema di luoghi fortificati collegati tra loro, realizzato dai Romani in età tardo imperiale ai piedi delle Prealpi lombarde, con funzioni di presidio, di controllo e segnalazione contro le invasioni barbariche. Questo sistema sarebbe stato ripreso durante il conflitto tra Goti e Bizantini per la conquista della penisola italiana e, in seguito, dai Longobardi. Nel Basso Medioevo l’importanza della fortezza di Montorfano crebbe notevolmente per la sua posizione strategica di confine tra i territori Comaschi e Milanesi. La rocca, infatti, più volte abbattuta e ricostruita, fu al centro prima dei contrasti tra Como e Milano (XII secolo) e, nei secoli successivi, delle lotte per il potere tra le grandi famiglie, in particolare i Rusca, i Torriani, i Visconti. Non è validamente documentata la tradizione popolare che lo vorrebbe rifugio dell’imperatore Federico Barbarossa in fuga dopo la sconfitta nella battaglia avvenuta nei pressi di Carcano (Tassera) nell’agosto 1160 contro le truppe milanesi e i loro alleati.
Persa la sua importanza strategica con l’arrivo delle dominazioni straniere, quando la zona cessò di essere al centro delle principali vicende storiche, a metà del secolo XVI, sotto l’imperatore Carlo V d’Asburgo, si ha notizia che venne definitivamente abbattuto.

Testo di Silvia Fasana. Tutti i diritti riservati

Foto di Lino Bulanti