Giorgio Achermann

Giorgio Achermann nacque a Sursee (Lucerna) il 25 aprile 1907 e si spense ad Erba (Como) l’8 ottobre 1995.

Il padre, commerciante in prodotti per l’agricoltura locale, aveva provveduto a dare una certa cultura ai suoi figli. Già da studente Giorgio, pur dedicandosi con scrupolosità agli studi, dimostrava il suo carattere con una certa contrarietà verso alcuni sistemi educativi che apparivano troppo intransigenti.
Rimasto orfano del padre in giovane età, frequentò le scuole superiori di giornalismo a Vienna. Di temperamento emotivo e geniale era attratto da molte attività in vari campi interessandosi di diversi argomenti, sviluppando una grande passione per la cultura in genere, per il nuoto, la montagna e per la «lussureggiante grandiosità di tutta la Natura». Svolse il suo lavoro quale cronista della “Luzern Neueste Nachrichten”, dapprima nella stessa Lucerna, poi, durante il periodo della seconda guerra mondiale, si trasferì come corrispondente a Zagabria.

Vale la pena di citare una vicenda poco nota, che dimostra la sua generosità, nonché il coraggio che si celava in lui, nonostante la burbera apparenza dei suoi comportamenti.
Quando nel 1945 l’esercito russo giunse nelle vicinanze di Zagabria, Achermann decise di partire e quale giornalista venne accolto per il viaggio come fuggiasco in una colonna di camion tedeschi.
Con grande rischio per la sua vita, accolse il figlio di un suo amico che era implicato in questioni politiche e nonostante il controllo giornaliero dei soldati tedeschi e l’attraversamento di ben tre paesi stranieri, riuscì a portarlo fino a Bolzano, dove erano già giunti gli americani.

Attraverso nuove peripezie Achermann giunse a Milano ed in seguitò si trasferì a Canzo, dove rimase definitivamente come corrispondente della “Presse Agentur” di Zurigo. Qui rimase definitivamente, sposando la signora Sandra, farmacista del paese. A Canzo approfondì gli studi naturalistici come autodidatta e dedicò il suo impegno alla Natura; qui fondò con alcuni amici il “Gruppo Naturalistico della Brianza”, del quale rimase indimenticato presidente fino alla morte.

Nel 1962 creò la rivista “Natura e Civiltà”, non solo per diffondere la conoscenza e l’amore per il nostro ambiente naturale al grande pubblico, ma anche per portare avanti concrete azioni per la sua difesa, studiate con l’aiuto di esperti del settore e proposte agli Enti pubblici. Le sue prese di posizione, oggi divenute patrimonio comune di gran parte della gente, all’inizio erano per lo più incomprese ed osteggiate.
L’approccio rigorosamente scientifico con i quali usava affrontare i diversi problemi, ha in seguito dimostrato quale fosse la strada giusta da seguire per ogni azione che avesse come scopo la difesa della natura, e pertanto era solito ripetere: «Per amare, rispettare e salvaguardare la Natura, occorre prima di tutto, conoscerla a fondo».

Nel 1971 la “Società Italiana di Scienze Naturali” e il Museo Civico di Storia Naturale di Milano hanno dato il suo nome a una ammonite fino ad allora sconosciuta e rinvenuta da Achermann al Passo del Furlo (Pesaro) in un livello geologico corrispondente al “Toarciano Inferiore” (zona a Bifrons) denominandola Telodactylites achermanni. Nel 1974 Achermann ha donato al Museo Civico di Como una importante raccolta paleontologica.

Nel dicembre 1985 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica Italiana. Innumerevoli sono state le sue presenze a convegni nazionali ed internazionali, moltissime le conferenze tenute presso scuole di vario grado della provincia; senza dimenticare le mostre, e le pubblicazioni, realizzate anche con la collaborazione di altri soci del Gruppo.

Dopo la sua morte, nel 1996 Canzo gli assegnò alla memoria il Premio “San Miro”, quale riconoscimento di una vita spesa in difesa della Natura.