Salviamo il monte San Primo

Salviamo il monte San Primo

La nostra associazione, con numerose altre (tra cui Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, WWF Lombardia e sezioni WWF Insubria, CAI Lombardia, CrTAM Lombardia, Mountain Wilderness Italia, Fridays for Future – Como e Cantù, Comitato Parco Groane-Brughiera, Legambiente – Coordinam. Province di Como e Lecco, Circoli di: Como, Cantù, Erbese, Lario Orientale, Lecco, Primalpe, Valle Intelvi, LIPU Como, Comitato Bevere, Associazione Monte di Brianza, CROS, Associazione Testa di Rapa, I Tetragonauti, Associazione Territori, Gruppo Difesa Natura Suello, Emmaus Erba, Lake Pusiano Eco team), riunite nel Coordinamento “Salviamo il monte San Primo”, per chiedere alla Comunità Montana Triangolo Lariano e al Comune di Bellagio di rinunciare al loro progetto di “rilancio turistico” del compendio del monte San Primo (che avrebbe già ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro, di cui 3 milioni dal Ministero dell’Interno al Comune di Bellagio, 1 milione dalla Regione Lombardia e 1 milione dalla Comunità Montana Triangolo Lariano) o, almeno, di stralciare le opere con maggior impatto ambientale. Di fatto tutto il progetto mira a fare diventare il monte San Primo un’attrattiva turistica per lo sci invernale, in un momento in cui, per il fenomeno del riscaldamento globale, la neve, soprattutto e in particolare alle quote relativamente, è sempre più scarsa.
Considerata la sempre più stringente necessità di tutelare le aree ancora verdi, frenando cementificazione, inquinamento e la costruzione di opere distruttive per il territorio che non fanno altro che aggravare la crisi climatica, il Coordinamento ritiene che la maggior parte degli interventi previsti (in particolare l’innevamento artificiale, gli impianti di risalita, i tapis roulant, i tanti parcheggi, il parco-giochi, tutti gli edifici connessi) rappresentano un potenziale rischio per l’equilibrio ambientale della zona del Monte San Primo, vocata invece alla naturalità dei luoghi. Nello specifico l’innevamento artificiale rappresenterebbe uno spreco di acqua e di energia, le nuove costruzioni costituirebbero un inutile consumo di suolo su aree naturalistiche di pregio ambientale, incrementando la cementificazione del territorio e i parcheggi (nuovi o in ampliamento) non farebbero altro che incentivare la mobilità su auto private che già oggi, in particolare durante le giornate festive, creano traffico e inquinamento nella zona.
Il Coordinamento propone invece agli Enti coinvolti di utilizzare una parte dei fondi (se già stanziati) per interventi di salvaguardia della naturalità dei luoghi e per agevolare una fruizione dolce, insieme a progetti paesaggistici che conservino l’ambiente montano in maniera sostenibile, ad esempio il miglioramento della sentieristica e della relativa segnaletica; l’introduzione di un sistema di trasporto pubblico per il raggiungimento dell’inizio dei sentieri (ad es. navette); la conservazione e la regolare manutenzione dei pascoli e dei boschi, da affidare a famiglie contadine; la ristrutturazione e la manutenzione degli edifici esistenti, incentivando eventuali attività agricole e agrituristiche e infine lo smantellamento degli impianti esistenti abbandonati, con il relativo ripristino ambientale.
L’industria della neve – ha dichiarato il nostro Presidente Roberto Cerati « è una delle attività che dovranno essere ripensate in relazione al cambiamento climatico in atto che sta innalzando la quota dello zero termico. A causa delle conseguenze sull’economia di alcune aree di montagna, ad oggi non sono state trovate soluzioni e si è perseguita la scelta più scontata: tamponare il problema con il ricorso alla tecnologia dell’innevamento artificiale, in una prospettiva fallimentare quando a mancare è innanzitutto la temperatura adeguata per mantenere la neve. Vi sono situazioni però in cui anche lo sforzo di ricorrere all’innevamento artificiale sembra già ora, e non solo in prospettiva, un inutile impiego di denaro (pubblico) a cui si aggiungono danni per l’ambiente. In altre situazioni la ricerca di nuove proposte per lo sci intacca direttamente zone protette. Ma la montagna è da considerare solo uno spazio per costruire nuove attrazioni?».