L’area di Scarenna non è solo una strada

«Volendo dunque rafforzare le ambizioni turistiche del Triangolo Lariano, le due ruote sono certamente in grado di dare la spinta alla ripartenza del turismo messo in ginocchio dalla pandemia».
Così si presenta il progetto di infrastrutturazione turistica “Borgo Ospitale” preparato dalla Comunità Montana del Triangolo Lariano e finanziato dalla Regione Lombardia con 16 milioni e 700mila euro destinati a 42 interventi che interesseranno 25 Comuni: nell’elenco degli interventi, per la viabilità si spenderanno circa 7.800.000 euro, di cui 3.5 milioni circa per i posteggi.Per il percorso ciclabile Milano-Ghisallo, riportato nei tracciati base del Piano Paesaggistico Regionale, 0 (zero) euro, nonostante le belle parole della premessa.

Tra i finanziamenti per le strade si trova ripristino del collegamento automobilistico della via per Caslino in località Scarenna, per cui sono previsti 1.100.000 euro.

La strada è stata interrotta dieci anni fa da una frana, però in tutto questo tempo non è stato calcolato il costo della messa in sicurezza della parete rocciosa e del tracciato esistente con limitate varianti di percorso,  una soluzione per evitare il consumo di suolo agricolo e mantenere il fascino di un bel contesto naturale, significativo perché continuo.

L’area di cui si parla è diventata a tutti gli effetti una grande isola pedonale molto frequentata, proprio perché in un bel contesto senza auto, con un percorso tra i prati e le montagne che costeggia il fiume Lambro.
Nel passato sono stati edificati sia i prati ora zona industriale di Castelmarte, con alcuni capannoni  ora inutilizzati, sia quelli diventati l’abitato di Scarenna.
Sono rimasti i prati delle marcite di Scarenna oggetto di uno studio di recupero delle canalizzazioni per l’irrigazione dei campi, promosso dal Gruppo Naturalistico della Brianza con l’Istituto Professionale Agro-Ambientale “San Vincenzo” di Albese con Cassano.

La strada proposta non considera nulla della promozione turistica, e non è dato di sapere in base a quali valutazioni la Comunità Montana abbia deciso (da sola) il tracciato da proporre alla Regione: le Amministrazioni Comunali interpellate si dichiarano poco coinvolte nella proposta, tanto che gli uffici comunali sembrano non disporre neanche degli studi commissionati dalla Comunità Montana.
Anche ai cittadini e alle associazioni non è stato presentato alcuno studio, nonostante il GNB avesse chiesto nel 2019 un loro ampio coinvolgimento per valutare con attenzione la conservazione di uno dei pochi ambiti agricoli pianeggianti rimasti.
Si è arrivati  invece ad una scelta calata dall’alto.

I Comuni di Ponte Lambro e Caslino hanno già presentato una proposta di percorsi pedonali/ciclabili destinati alla mobilità lenta lungo il Lambro tra i due paesi (Piano d’Azione 2020 del Contratto di Fiume Lambro Settentrionale) che attende di essere finanziata.

Coordinando gli interventi si può dunque concepire un percorso tra Ponte Lambro e Scarenna, per la mobilità ciclopedonale, con elementi naturali interessanti quali le cascate della Bistonda e l’area delle Marcite di Scarenna.

La Regione Lombardia  dovrebbe finanziare interventi per la mobilità ciclopedonale extraurbana, perché mancano collegamenti sicuri tra paesi confinanti, per spostarsi per esempio anche solo dal Lambrone di Erba (lago di Pusiano) ad Asso, ossia lungo un tratto del percorso ciclabile Milano-Ghisallo, un percorso che almeno per la parte finale potrebbe somigliare alla pista ciclabile della Valsassina.
La coerenza e il coordinamento degli interventi non sono però considerati.

D’altronde anche per i 42 interventi finanziati con il progetto “Borgo Ospitale” i criteri di scelta sono poco chiari e improntati ad una ampia discrezionalità, senza nessuna possibilità di misurare i successivi effetti sull’offerta turistica: la  Comunità Montana dovrebbe mostrare più trasparenza.
Altri Comuni lungo il percorso ciclabile Milano-Ghisallo hanno trascurato la valorizzazione del percorso presentando altri progetti.

Non è detto quindi che la strada a Scarenna sia una buona idea se si allarga lo sguardo dalla sola viabilità alla promozione dell’area.
I fondi per la messa in sicurezza della strada non sono stati chiesti, come invece aveva fatto il Comune di Asso per il consolidamento dei versanti a non molta distanza dalla frana, ottenendo un finanziamento regionale di 500mila euro per opere di protezione di alcune case di Scarenna costruite a ridosso della montagna.

È troppo chiedere di conoscere quanto costa la messa in sicurezza senza sentirsi rispondere genericamente che “costa tanto”, visto che anche una strada nuova costa?

Chi vuole valutare un acquisto chiede e si informa o si accontenta di una impressione ?

Ci si aspetterebbe una maggiore serietà nel dimostrare che le alternative sono state valutate, compreso tra queste il riutilizzo di buona parte della sede stradale esistente, a garanzia di un uso efficace dei soldi pubblici e di un rispetto dei suoli agricoli, il cui consumo è raramente considerato, infatti nel progetto non c’è traccia di compensazioni per il consumo di suolo.

Tutti e tre i Comuni interessati all’opera dovrebbero essere vincolati a ridurre le aree edificabili ma ancora verdi nello stato di fatto e potrebbero per esempio riportare a verdi le aree edificabili di proprietà pubblica inserite nei Piani di Governo del Territorio (Piani Regolatori).

Tutto ciò anche se la strada  viene realizzata sui comuni di Canzo e Caslino e non tocca quello di Asso, che ne beneficia per la frazione di Scarenna.

Ma come ultima considerazione si ribadisce innanzitutto che serve valutare la messa in sicurezza della parete rocciosa, anche perché nonostante i divieti l’area è frequentata e comunque come detto ha forti potenzialità turistiche che possono essere anche fonte di qualche posto di lavoro.

Il Gruppo Naturalistico della Brianza proporrà alle associazioni locali e ai cittadini di sostenere insieme un diverso progetto di promozione turistica dell’area, perché Scarenna non è solo una strada.

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