Dottore, ci dica, come sta il lago di Montorfano?

“Dottore, ci dica, come sta il nostro lago?”: questa la preoccupazione che ha portato il Gruppo Naturalistico della Brianza e il Gruppo L’Ontano di Montorfano ad organizzare lo scorso lunedì 5 giugno un incontro pubblico presso la Sala consiliare del Comune di Montorfano. L’importante incontro, che ha avuto il patrocinio del Comune di Montorfano, del Comune di Capiago Intimiano e del Parco Regionale della Valle del Lambro, gestore della Riserva Naturale, aveva come obiettivo quello di chiamare a raccolta amministratori pubblici ed esperti per capire la situazione del piccolo lago della Brianza, i suoi problemi e gli interventi in programma per risanare e tutelare questo prezioso patrimonio naturale. «La conoscenza è infatti il primo passo indispensabile per comprendere fatti, situazioni e problematiche e valutarle nel modo più sereno ed equilibrato possibile, senza inutili contrapposizioni e pretestuose polemiche» hanno spiegato gli organizzatori ad inizio serata.

Dopo i saluti dei presidenti delle Associazioni proponenti, Roberto Cerati e Matteo Scarso, e quelli del Sindaco di Montorfano Giuliano Capuano, del Sindaco di Capiago Intimiano Emanuele Cappelletti, e del Presidente del Parco Regionale della Valle del Lambro Marco Ciceri, la parola è passata a Fabio Buzzi di ARPA Lombardia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente). Il biologo ha spiegato come il monitoraggio dei corpi idrici sia in capo a Regione Lombardia, che tramite ARPA, effettua campionamenti periodici lungo la colonna d’acqua in diversi periodi dell’anno e raccoglie i dati emersi in rapporti triennali che contengono un giudizio di qualità. Il lago di Montorfano è stato collocato negli ultimi due trienni in uno stato ecologico (espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici) “scarso” (2012-2014) e “sufficiente” (2014-2016). Il giudizio di “scarso” del primo triennio è dovuto alla scarsità di piante acquatiche (solamente Ninfee e Millefoglie d’acqua) e di macroinvertebrati bentonici, sia in termini di numero di specie che di abbondanza e di qualità (sono state infatti rinvenute specie di Chironomidi e Nematodi più tolleranti all’inquinamento).

Per quanto riguarda i parametri chimico-fisici, il valore di fosforo totale, già moderatamente elevato nei trienni 2012-2014 e 2014-2016 (attorno ai 22 microgrammi per litro, comunque sempre al di sopra dei 20 microgrammi per litro, limite dello stato di qualità “buono”), ha avuto poi un significativo incremento dal 2017 al 2019 tanto da fare superare la soglia dei 30 microgrammi per litro; dal 2020 al 2022 si è ritornati a 22 microgrammi per litro. Buzzi ha sottolineato come sia proprio da imputarsi al fenomeno dell’eutrofizzazione, ovvero all’aumento dei cosiddetti “nutrienti” nelle acque, in questo caso di sali di fosforo, che, se presenti in quantità eccessiva, creano squilibri nell’ecosistema acquatico. Un aumento le cui cause dovranno essere approfondite, anche in rapporto a eventuali perdite della rete fognaria comunale, in un primo momento escluse da Como Acqua, ma che comunque ha accettato di approfondire la questione in collaborazione con ARPA.

È stata inoltre segnalata sistematicamente, almeno dal 2000, una rilevante presenza di azoto ammoniacale anche negli strati superficiali, talora anche nei periodi invernali, fenomeno abbastanza inconsueto, che necessita di studi più precisi soprattutto delle condizioni del microbiota acquatico, ovvero dei microrganismi che utilizzano l’ammoniaca trasformandola in composti azotati o in azoto gassoso.

Negli ultimi anni, a peggiorare lo stato chimico è stata anche la presenza di composti fluoro alchilati (PFBA), che necessitano anch’essi di ulteriori approfondimenti.

Sempre negli ultimi anni si sono poi manifestate una serie di imponenti fioriture di Microcystis sp., Cianobatteri potenzialmente tossici, che hanno determinato vistose chiazze verdastre sulla superficie dell’acqua, allarmando non poco cittadini e turisti e portando anche in questo caso ad un abbassamento del giudizio dello stato ecologico a “sufficiente”. Queste specie si sviluppano in condizioni di elevata temperatura delle acque, elevata stabilità della colonna d’acqua, assenza di turbolenza.

I dati citati da Buzzi sono comunque a disposizione di tutti i cittadini nel sito di ARPA Lombardia (www.arpalombardia.it/temi-ambientali/acqua/acque-superficiali/qualita/).

Il lago di Montorfano non ha problemi per quanto riguarda la balneabilità, situazione confermata dai periodici rapporti di ATS Insubria.

Il direttore del Parco Regionale della Valle del Lambro, Saverio D’Ambrosio, ha parlato dei progetti che il Parco ha già fatto o ha in programma nell’immediato futuro per la Riserva: le attività di educazione ambientale per le scuole, il rifacimento dei pontili lungo le sponde del lago (uno è completato, l’altro sarà effettuato in seguito), la collaborazione con il Gruppo L’Ontano per la pulizia della Riserva, il potenziamento del servizio di vigilanza durante i fine settimana estivi attraverso personale specializzato. L’intervento più cospicuo che è stato presentato è però il grande progetto di tutela e risanamento del lago, già in parte realizzato, ma che si concluderà entro la fine del 2023, che ha come scopo il miglioramento della qualità delle acque lacustri e della funzionalità ecologica delle sponde, per fare in modo di raggiungere lo stato qualitativo di “buono”. Il progetto, dal valore complessivo di 243.880 euro, finanziato da un bando di Regione Lombardia e dal Parco stesso e realizzato in collaborazione con il DISAT dell’Università di Milano Bicocca, l’Autorità di Bacino del Lario e dei Laghi Minori e ARPA Lombardia, è stato presentato da Antonella Maria Anzani del Centro Studi Biologia e Ambiente di Erba. Due sono i filoni di intervento: il primo consiste nella riduzione dei carichi di nutrienti interni al lago attraverso la gestione della biomassa vegetale, dunque con lo sfalcio selettivo dell’ampio canneto sulla sponda settentrionale (e asportazione delle canne tagliate), il ripristino delle piante acquatiche sommerse (che immagazzinano grandi quantità di nutrienti), ora molto rade, e il controllo dei livelli di azoto ammoniacale. Il secondo filone consiste invece nell’implementazione di fasce tampone, ovvero la piantumazione di piante come il falasco, le carici, la salcerella, l’iris giallo e il caglio palustre lungo la sponda meridionale del lago, in modo che fungano da ecosistemi-filtro per le acque di dilavamento che scendono dalla collina morenica che cinge il bacino. Per ora, hanno spiegato i tecnici, ci si limiterà a queste azioni consentite dal bando, in rapporto alla somma destinata al lago di Montorfano; si tratta di un investimento inferiore a quello che dovrebbe essere messo a disposizione per un vero e totale risanamento del lago, ma si spera possa essere un buon punto di partenza per ulteriori progetti.

Durante la serata Daniele Giuffrè, ingegnere idraulico del Parco Valle del Lambro, su sollecitazione di alcuni quesiti, ha spiegato la fondamentale differenza tra lo zero idrometrico (livello convenzionale sopra il quale i terreni sono di proprietà privata e sotto il quale la proprietà è demaniale) e lo zero ecologico, ovvero il livello minimo dell’acqua che può garantire un certo equilibrio all’ecosistema. Questa precisazione è stata utile per introdurre l’intervento di Paola Bassoli del Servizio Tutela Acque e Suolo della Provincia di Como, Ente responsabile del rilascio delle concessioni di prelievo delle acque. Quest’anno scade infatti quella del Golf Club Villa d’Este e il timore dei cittadini è che, viste la diminuzione delle piogge e il perdurare della siccità degli ultimi anni, il prelievo di acqua da un bacino così piccolo e “delicato” come quello di Montorfano possa peggiorarne lo stato ecologico. Bassoli ha spiegato che in questi casi può essere utile una valutazione di incidenza del prelievo, che verrà effettuata all’interno del procedimento di rinnovo della concessione, considerando le caratteristiche morfo-batimetriche del lago e il rapporto alimentazione/deflusso e l’entità della captazione.

La sala era piena di cittadini, ambientalisti e amanti del lago, che hanno seguito i diversi interventi e hanno partecipato al dibattito seguente con domande e segnalazioni, segno di un indubbio interesse per lo specchio d’acqua e il suo ambiente circostante.

 

Ds Il Settimanale della Diocesi di Como, 15 giugno 2023

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